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"Nato maschio": Maschilismo e violenza, espressione di una società fallocratica: adulterio e stupro dal libro Nato maschio. O.Manganelli

 
E' l'uomo ancora rappresentante del suo ruolo maschile? Gli autoctoni rappresentano la loro maschilità in maniera differente rispetto l'immigrato? Partecipate alla discussione.



Come mai il comportamento maschile è reiterato nel tempo? L’idea di partenza, o meglio, il quesito di partenza di questa ricerca è se i comportamenti sessuali maschili, la maschilità, il maschilismo, sono forme universali di comportamento saldamente interiorizzate nell’uomo al punto da non modificarsi anche nell’incontro con altre culture o se gli stessi differiscono in relazione ai tempi, luoghi e culture e sono modificabili... e se lo sono come cambiano?

Attraverso un viaggio nel tempo il libro descrive i cambiamenti che il maschio ha avuto dalla preistoria ad oggi, sia rispetto i suoi comportamenti sociali che, e soprattutto, quelli sessuali. Uno studio multidisciplinare che coinvolge l’antropologia, la sociologia, la biologia, la sociobiologia, così come la psicologia, un percorso storico-culturale che affronta il tema dell’immigrazione e della diversità etnica dei generi per comprendere se il maschio è tale ovunque, in qualsiasi parte del mondo o è un concetto differenziato. In questo modo è stato costruito un identikit senza confine dell’uomo e delle sue principali e universali caratteristiche.

                Una società maschilista vede sempre nelle donne la causa del male.
 
Scrivo quest'articolo estrapolato dal mio testo, "Nato maschio. Il principio universale della maschilità", in risposta alle recenti affermazioni di un prete che considera le donne come colpevoli ad istigare gli uomini alla violenza.

Una modalità attraverso la quale l’uomo manifesta il suo potere (fallocratico) con le donne è l’uso della violenza fisica quanto psicologica. Il ratto delle sabine è solo una delle tante attestazioni storiche in cui le donne rappresentavano sia uno strumento di potere che un oggetto di scambio nelle mani degli uomini.
“Scorrendo le civiltà e la storia, risulta evidente che il primo scopo delle culture patriarcali fallocratiche è il controllo delle donne da parte degli uomini. Lo abbiamo visto chiaramente nei miti di fondazione delle diverse civiltà, da quella greca e romana, nel mondo semitico e nel giudaismo, e in un secondo momento nel cristianesimo. Lo stupro è uno de modi per imporre alle donne il predominio maschile con la forza.” (L.Rangoni, La grande Madre, pag 78).
Ciò che riporta l’Antico Testamento, in testi approvati dalle gerarchie ecclesiastiche ebraiche e non condannati da quelle cristiane, ha quasi dell’incredibile. Quì di seguito due dei diversi episodi descritti nel Deuteronomio, il primo, fa riferimento al levita Efraim, il quale, offre la sua concubina a un gruppo di uomini che volevano sodomizzarlo; l’altro riguarda le figlie di Lot, ancora una volta, ad uomini che vogliono sodomizzare altri uomini, vengono offerte le donne della famiglia, in questo caso Lot offre le sue stesse figlie agli uomini della città di Sodoma. Si legge in Deuteronomio, 22,28 -29:
“Se uno seduce una vergine che non sia fidanzata e dorme con lei, verserà il prezzo perché diventi sua moglie. Se il padre di lei rifiuta di dargliela, egli pagherà in denaro secondo il prezzo nuziale delle vergini” (Esodo, 22 15-16);
“Se un uomo trova una giovane vergine non fidanzata, la prende, giace con lei e sono trovati in flagrante, l’uomo che è giaciuto con lei darà al padre della giovane cinquanta sicli d’argento, ed essa sarà sua moglie; poiché l’ha umiliata, non gli sarà mai lecito ripudiarla” [……]”(L.Rangoni, La grande Madre, pag 74-75)
L’adulterio non è considerato un affronto morale ma una lesione alla proprietà privata, questa affermazione, è ideologicamente valida per il passato così come per il presente e le reazioni di chi subisce tale atto è differente se è l’uomo o la donna ad esserne la vittima, per il primo è, infatti, una profonda offesa. Questo argomento mi ha riportato alla mente il film “The revange” del 1990, con Anthony Quinn, Kavin Coster e Madleine Stowne, la pellicola ambientata in Mexico nello stato di Durango è una chiara dimostrazione di quanto non sia necesserio tornare molto indietro nel tempo per rendersi conto di come questa mentalità sia tuttavia esistente. Lei, l’“adultera” scoperta dal marito, un miliardario, politico del posto, viene portata via con forza e per punizione è violentata e fatta prostituire, mentre l’altro, l’amante, viene cercato per essere ucciso. Un altro film è, questa volta, italiano è del 1963 ed è ambientato in Sicilia, già il titolo è significativo, “Sedotta e abbandonata”. La storia riprende molto bene il tema del matrimonio riparatore, la ragazza che sedotta e abusata dal futuro sposo della sorella perde la sua verginità, sarà costretta a sposarlo solo per quiestione d’onore, la parte delle donne non ha rilievo, nel senso che non saranno loro a decidere ciò che vogliono.
Sono così tanti i film, così come anche le pubblicità, le soap opera come le telenovelas che riprendono le idiologie di supremazia e onore maschili che forse si dovrebbe scrivere un capitolo solo per questo in cui la comparazione tra il passato e il presente creerebbe nuovi argomenti di dibattito sulla maschilità e le sue forti radici fallocratiche, ma non è questo il contesto adatto.
In Italia, solo dopo essere passato il referendum sul divorzio (1974), le riforme del diritto di famiglia (legge 151/1975) ed il referendum sull’aborto, sono state abrogate anche le disposizioni sul delitto d'onore (legge n. 442 del 5 agosto 1981).
“La commissione di un delitto perpetrato al fine di salvaguardare l'onore (ad esempio l’uccisione della coniuge adultera o dell'amante di questa o di entrambi) era sanzionata con pene attenuate rispetto all'analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva che l'offesa all'onore arrecata da una condotta "disonorevole" valeva di gravissima provocazione, e la riparazione dell'onore non causava riprovazione sociale” (Art 587 del codice penale. Informazioni tratte da wikipedia.org)
Anche la violenza carnale era considerata un atto contro la proprietà privata[1], una donna violentata era merce “rovinata” di appartenenza altrui, inoltre, così come scrive P. Rodriguez nel suo libro, “Dio è nato donna”, nel caso il violentatore fosse stato sposato, veniva condannata anche sua moglie, in questo caso la donna veniva fatta prostituire. Sembra paradossale ma c’erano e ci sono ancora in alcuni paesi e contesti sociali delle regole rispetto l’abusata, la quale, viene giudicata adultera e da punire nonostante abbia subito la violenza e ne sia la vittima.
Neanche alle dee è stata risparmiata la violenza fisica, sono state, infatti, le consorti di dei, maschi violenti e irascibili, violentatori e assassini. C’è molto da raccontare sui soprusi che i dei maschi e non solo greci, facevano sia su donne mortali che dee, togliendo loro la verginità. Le pitture vascolari e le scene dipinte sui vasi, sono la testimonianza di come lo stupro fosse per i Greci quasi un ossessione. Successivamente gli episodi di stupro assumono connotazioni mistiche di unione tra l’essere umano e la divinità, in realtà l’idea dello Dio stupratore non è nè di origine cristiana tantomeno di origine ebraica, così come sostiene Simone Weil, studiosa del mondo greco, questa idea è propria della cultura ateniese

[1] In Italia è stato approvato definitivamente il decreto legge anti-stupri che inasprisce le pene contro chi compie reati sessuali e introduce il reato di stalking

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